Le battaglie per la parità di diritti fanno da sempre parte della storia dell’essere umano, ma mai come in questi tempi in cui i social network danno voce anche a chi non ne ha, si può pensare di raggiungere obiettivi concreti e duraturi. Sia che si parli di diritti politici – come il suffragio universale, concretizzatosi in Italia solo nel 1946 – di pari dignità davanti a un tribunale, di uguaglianza, di equità e di integrazione, o di diritto all’intrattenimento, lo Stato dovrebbe sempre garantire a ogni cittadino la possibilità di usufruire dei propri diritti in piena libertà, senza distinzioni e discriminazioni. L’articolo n.3 della Costituzione Italiana, afferma che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Ma, nonostante le parole chiare e inequivocabili contenute nella Carta Costituzionale, è facile verificare come, ancora oggi, quegli intendimenti non si siano pienamente realizzati, lasciando in molti casi vaste zone d’ombra. Nello specifico, nell’ambito delle disabilità sensoriali, se si confronta la situazione italiana con quella degli altri Stati Europei, si ha la sensazione che l’Italia tratti questo tema, sia dal punto di vista politico che sociale, più come una forma di “assistenzialismo” che come il rispetto, dovuto, di un diritto di uguaglianza e integrazione, sancito dalla Costituzione. Con la Legge 3 marzo 2009, n. 18, il Parlamento ha autorizzato la ratifica della Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità, confermando i principi fondamentali in tema di riconoscimento dei diritti di pari opportunità e di non discriminazione, e riconoscendo, altresì, il valore della progettazione universale di prodotti, strutture, programmi e servizi utilizzabili da tutti gli utenti, ivi comprese le persone con disabilità. Per quanto, negli ultimi anni si siano fatti passi da gigante per l’accessibilità dei prodotti televisivi attraverso sottotitoli e lingua dei segni per i sordi e audiodescrizioni per i ciechi e ipovedenti, l’unica emittente che ha l’obbligo di editare e rendere fruibili a tutti un numero di ore all’anno di audiovisivi, è la tv di Stato, la RAI. La Legge cinema nr 220/2016 sul Tax Credit, sovvenzioni elargite dallo Stato per la realizzazione di audiovisivi, obbliga le produzioni che ne usufruiscono a consegnare il prodotto finito con annessa audiodescrizione per ciechi e sottotitoli per sordi. Ma, purtroppo, accade quotidianamente che la copia del film completa di audiodescrizione e sottotitoli, venga consegnata alle cineteche ma non proiettata al cinema, pur essendoci gli strumenti per rendere fruibili questi due servizi ai disabili sensoriali. Inoltre, capita spesso, che tutto ciò che viene sottotitolato per i sordi non venga anche audiodescritto per i ciechi, diminuendo notevolmente la quantità di prodotti accessibili ai disabili visivi. Eppure le figure professionali altamente specializzate che intervengono nella realizzazione di audiodescrizioni, e di sottotitoli, esistono. L’audiodescrittore, questo sconosciuto, traduce in parole scene che non possono essere carpite da un non vedente, si occupa di fare una descrizione fisica dei personaggi, del luogo in cui la scena si svolge, delle azioni, che altrimenti andrebbero perse. Sono lavori come questo che permettono a chi ha delle invalidità di vivere una vita più normale possibile, andando ad esempio, a “vedere” un film al cinema o ad assistere a una rappresentazione teatrale oppure di seguire, stando comodamente a casa, una serie televisiva. E tutto questo con un unico scopo: favorire il raggiungimento di quella parità tra i cittadini che resta l’obiettivo primario di una società funzionante. Laura Giordani Ringrazio per il contributo all’articolo Nicolas Martin Arena.